Donne nell’arte, donne per l’arte

Espressioni volitive e sguardi penetranti. Le donne nell’arte irradiano una bellezza metafisica, un’energia incontenibile, talora perfino destabilizzante. Ritratte nei panni di pittrici, o più spesso autoritratte, esaltano la conquista di un ruolo, fra emancipazione sociale e riscatto personale. Dipinte nelle loro attività quotidiane o in un attimo di intimo raccoglimento possiedono un’aura di curatrici, sensitive, maghe, benefattrici. In altre occasioni sono giustiziere e guerriere, incarnazioni mitologiche di un desiderio di rivalsa. 

Se il cammino dell’autorealizzazione femminile è in ogni ambito irto di ostacoli e battute d’arresto – quando non di imbarazzanti regressi – è pur vero che fin dall’antichità vi sono state zone franche, dove la donna ha trovato non solo mezzi per eludere la sorveglianza ma anche soprendenti vie aperte all’azione. Il fascino di questa storia risiede per l’appunto in tale moto oscillatorio nel quale si determinano ribaltamenti impensabili, uno scorrimento della sorte cui di rado si assiste ad altre latitudini dell’umano.     

L’universo femminile pare destinato a rimanere sospeso fra orgoglio e pregiudizio, ma può accendersi all’improvviso, ammantandosi di un che di leggendario. Un potere coinvolgente ma anche perturbante all’estremo, in grado di sconvolgere qualsiasi pronostico.   

La mostra “Roma pittrice” nella sede di Palazzo Braschi in Trastevere, visitabile fino al 23 marzo 2025, permette di approfondire l’avventurosa vicenda delle donne intente ad affermare la propria creatività intercettando le prestigiose committenze romane fra il XVI e il XIX secolo. Una rassegna approfondita alla riscoperta di personalità dimenticate se non sconosciute, che si dipana come un ricco itinerario nei luoghi salienti della cultura capitolina, con un’attenta mappatura della collocazione degli atelier. Gli studi delle artiste risultano per lo più concentrati al Pincio né sono rari i casi di ospitalità concessa da ecclesiastici, come per i locali messi a disposizione in San Lorenzo in Lucina. Una geografia fisica e sentimentale sulle orme di 56 artiste che hanno contribuito alla costruzione del sistema della arti nella Roma moderna.

Un altro santuario vibrante di presenze femminili è il Museo dell’Ottocento di Pescara. Come già nel corso della mia visita all’omonimo museo bolognese o alla Ricci Oddi di Piacenza, anche in queste stanze dov’è depositata la sensibilità del XIX secolo si respira una dimensione intimista al riparo dall’alienazione che ci attanaglia. Nelle quindici sale s’incontrano i resti di un mondo perduto che tuttavia è ancora in grado di entrare in risonanza con l’osservatore più attento, se entra qui col cuore sincero.   

Vesti, stoffe, ornamenti, amuleti, libri tutto diviene “symbolon” (σύμβολον) nel senso letterale greco di “segno di riconoscimento”, qualcosa che una volta accostato alla sua metà consentiva a due persone di ritrovarsi, di sperimentare un mutuo legame di appartenenza attraverso la riunione o ri-costruzione di un oggetto o di un’immagine. E nel presentarsi di queste donne sembra affiorare un codice cromatico o un comune atteggiamento teso a travalicare l’appartenenza sociale, a infrangere schemi, a spiazzare.  

Orecchini e collane di bella foggia accarezzano il candore dei corpi, graziosi corsetti amaranto stringono fianchi e seni ben proporzionati, nastri e trine adornano le capigliature di fiere signore sedute davanti a un cavalletto in belle e luminose stanze, in cui sono sistemati gli strumenti del mestiere, paesaggi e suggestivi scorci fanno da quinte emotive alla vitalità della figura ritratta, spesso coperta di uno scialle contadino, rimando a una pastorale biblica.

Ognuna di queste presenze reca una forma d’immortalità che fu nel suo passaggio terreno, setacciato dal linguaggio dell’arte, per sempre cucito alla vena creativa che l’ha rappresentata ai posteri. 

*In copertina: Domenico Morelli, Cosarella, Museo dell’Ottocento di Pescara

Fotografie di Claudia Ciardi ©

Mosè Bianchi_La lettura in Chiesa_Museo dell’Ottocento di Pescara
Domenico Morelli_Oro di Napoli_Museo dell’Ottocento di Pescara
Domenico Morelli_Donna tra le rocce_Museo dell’Ottocento_Pescara

Dalla mostra di Palazzo Braschi a Roma:

1. Claudia Del Bufalo_Ritratto di Faustina Del Bufalo_dettaglio; 2. Irene Parenti Duclos_Autoritratto_dettaglio

1. Laurent Pécheux_Ritratto della Marchesa Sparapani Gentili; 2. Lavinia Fontana_Ritratto di una giovane aristocratica_olio su lapislazzuli

Scatti di poesia X (Bari 2023)

Bari Vecchia_Plenilunio

Un decennale impegnativo per una mostra fotoletteraria che è tra i fiori all’occhiello della cultura di Puglia. E non solo. Perché in questo cantiere sono confluite voci da tutta Italia, che negli anni si sono alternate e ispirate, in un insieme polifonico di rara intensità nel panorama dell’arte contemporanea.
Creatura, e mi piace dire anche creazione, di Lino Angiuli, festeggia qui un compleanno importante. Summa di tutto il lavoro compiuto fino a questo punto, viene anche a incrociarsi, in virtù di certe sorprendenti traiettorie della numerologia, al centenario della nascita di Italo Calvino. Aggiungo che la benedizione dei numeri – chiamatela cabala o come volete – non si manifesta a caso, ma solo in presenza di intenti sinceri. E guai tradirla!

Dalla prima edizione, commovente lode ai grandi poeti pugliesi novecenteschi, cantori troppo affrettatamente dimenticati, quando non vergognosamente ignorati – cito su tutti, a titolo d’esempio, Vittorio Bodini ma come tacere di Raffaele Carrieri, di Rosella Mancini e di tante altre e altri – il progetto si è rafforzato nelle collaborazioni, trovando slanci sempre nuovi e approdando, nelle ultime tre rassegne, all’omaggio alla triade Dante, Ghirri e Calvino. Vertice e foce in un dialogo fra immagine e parola che ha dimostrato longevità, forte radicamento e capacità attrattiva. 
La riproposta ciclica di una formula all’apparenza (solo all’apparenza) semplice, ha dimostrato che le idee limpide, sorrette dalla chiarezza d’intenti, generano nella pratica un’inaspettata densità di stimoli e contatti.

Essenziale e minimale anche nell’allestimento. Un incrocio di telai bianchi, strutture lievissime che sorreggono fotografie e poesie. Epigrafi fluttuanti, ritratti di paesaggi e di persone riflesse nei paesaggi, affioramenti ed evocazioni.
  
L’inaugurazione della mostra è stata anche l’occasione per riflettere sul comunicarsi della cultura e della creatività oggi. In un tempo di dispersione e distrazione, il lavoro dei creativi è elemento prezioso che rientra nelle buone pratiche del vivere sociale, anzi ne è il maggior collante e aggregatore. Così Lea Durante, nel soffermarsi sulla multiforme disseminazione suscitata proprio dal confronto con l’opera di Calvino, così anche Lino Angiuli nel sottolineare come la conflittualità indotta, voluta che investe le nostre vite, condizionandole, sia qualcosa da fronteggiare e respingere senza tentennamenti, evidenziando il fatto che l’arte sia lo strumento elettivo per disinnescarne il funesto portato. A chiudere, Daniele Pegorari in un discorso letterario e analitico sullo sguardo, ha ribadito l’importanza dell’osservazione, quale preludio e al contempo presa di coscienza nell’esercizio di riflessione, dunque non due momenti distaccati ma atti concettualmente unisoni e altrettanto necessari al compimento della ricerca.

Allestimento di Scatti di poesia_X_Centro Polifunzionale degli studenti (Uniba)_ingresso libero_fino al 10 dicembre 2023

Infine, non poteva che essere celebrata a Bari l’unione ideale fra gli immaginari del sanremese Italo Calvino e le poetiche del visibile invisibile. Una così peculiare e inedita ricomposizione inversa delle immagini calviniane come sottolinea Vincenzo Velati nel catalogo che spiega il progetto, in uno scritto dall’emblematico titolo “Caleidoscopio”, non poteva che essere a Bari; la confluenza fra questi fiumi selvaggi e ancora in larga parte inesplorati di immagini in parole e viceversa. 
Città metafisica per eccellenza, che nelle sere autunnali, alle soglie dell’inverno, scioglie i propri chiavistelli, rompe i sigilli a dimensioni insospettabili, dove le geometrie gotiche abbracciano visioni già appartenute ai sogni, dove a ogni angolo di strada splende una madonnina illuminata, drappeggiata come nell’antichità le antiche mani vestivano gli idoli di casa. Gesti millenari che si ripetono uguali nei vicoli delle città del Sud. Dove tutto, infine, nonostante tutto, profuma ancora di poesia.

Fotografie dell’allestimento_Scatti di poesia_X_Bari 2023
Grazie anche al dottor Francesco Giannoccaro, presente all’inaugurazione di Scatti X, tra i collaboratori delle precedenti edizioni, per aver condiviso con me questa sua opera, un volume elegante e prezioso, testimonianza fotografica e letteraria del tempo sospeso della pandemia. Quelle molteplici incomprensioni e forzature che ancora fatichiamo a spiegare, che tuttora sotto diversi aspetti ci condizionano, e che hanno così a fondo sconvolto la nostra quotidianità, sono affidate a una serie di quartine in cui Francesco ha voluto “fotografare” una memoria sfuggente, bifronte, che vive il paradosso di negarsi per potersi pienamente raccogliere.
Bari_di notte

* Fotografie di Claudia Ciardi ©
(E stanotte una parte di me, il mio nome, sarà in mezzo allo scampanio di San Nicola).

* La mostra “Scatti di poesia” è allestita al Centro polifunzionale degli studenti (ex Palazzo delle poste), in Piazza Cesare Battisti 1, a Bari. Visitabile dalle 9:00 alle 19:00, a ingresso libero, fino al 10 dicembre 2023.

* Il catalogo edito per il decennale raccoglie testi e immagini delle mostre allestite dal 2014 al 2023. “Scatti di poesia 2014-2023”, Quorum edizioni, Bari 2023.

* Ricordo dell’inaugurazione