I luminosi atlanti

Mese di brillamenti solari, aurore boreali e comete. Ogni giorno di questo ottobre ci ha schiuso una mappa per navigare i cieli nell’alto e nell’interiore, ci ha fatto sentire legati a doppio filo con i ritmi dello spazio profondo, ci ha ricordato che siamo dei microcosmi infiniti e unisoni, ha fatto esplodere microcariche di energia e creato attrazioni e incontri che forse si preparavano da tempo.
Nel prendere congedo da questa intensa celebrazione di mondi, si vuole riservare uno sguardo alle pubblicazioni dedicate all’universo, dalla cartografia antica alle opere divulgative tenute a battesimo dall’enciclopedismo settecentesco. In epoca moderna, anche in seguito all’invenzione della fotografia, ci volle tempo per mettere a punto tecniche e strumenti idonei agli scatti in notturna, in grado di restituire immagini piuttosto fedeli dei corpi celesti. Non è raro pertanto all’interno di poderosi tomi che si proponevano come una summa delle conoscenze scientifiche acquisite nella temperie del cosiddetto nascente progresso rinvenire tavole illustrate di straordinario pregio estetico, frutto di un’accurata osservazione dei cieli e dell’estro creativo dei loro ritrattisti. Al pari degli atlanti geografici terrestri, anche la cartografia astronomica è imago mundi, ossia riflette l’idea dell’uomo, il suo sguardo gettato sulle profondità siderali.  Se si pensa che le prime cosmogonie si accompagnano all’invenzione della scrittura, dunque a partire dal IV millennio a. C., si tratta di un immaginario lunghissimo, davvero prolifico e sfaccettato. 

Le costellazioni dell’emisfero Sud rappresentate come animali fantastici e personaggi mitologici in una mappa del cielo disegnata in Inghilterra nel 1700

Nel corso del Settecento, tra fermenti illuministi e rivoluzionari, si alzavano gli occhi al cielo con ancor più fervore, scorgendovi forse una smisurata metafora di libertà. La propensione didascalica continua tuttavia ad essere infiltrata da credenze di matrice medievale, riconducibile alla compilazione dei bestiari. Ancora all’inizio del XVIII secolo è infatti evidente come miti, leggende e creature fantastiche occupino un posto d’onore nella cosmologia.

Planisphaerium Coeleste di Matthäus Seutter, incisione del 1730

Un esempio particolarmente raffinato è il Planisphaerium Coeleste di Matthäus Seutter, un’incisione del 1730 inserita nel suo Atlas novus. Il foglio, inchiostrato a colori molto vividi, è una rappresentazione delle costellazioni simboleggiate secondo le loro tipiche figure e suddivise nei cieli dell’emisfero nord e sud. Una fascia chiara indica la Via Lattea. A contorno, sette cerchi, numero della tradizione mistica, in cui sono contenuti aspetti sia astronomici che religiosi. Uno sguardo d’insieme e trasversale su epoche e saperi.

Nel 1877 il giornalista francese Amédéé Guillemin diede alle stampe il libro Il mondo delle comete, subito disponibile in lingua inglese, apparso sugli scaffali delle librerie britanniche in uno dei periodi di massimo interesse per lo spazio. In queste pagine le opere grafiche e la narrazione scientifica intrecciano un dialogo affascinante, tanto da aver costituito un vero e proprio caso editoriale. Il volume offre una disamina dettagliata delle comete apparse nella storia, con un excursus di fonti e testimonianze relative alle diverse apparizioni, non disdegnando un’interpretazione antropologica dei fenomeni, sulle tracce di credenze, superstizioni, presunti prodigi. L’accostamento di tali riflessioni con disegni, incisioni, dipinti dà vita a un catalogo d’arte in cui ci si addentra come in una galleria.

Flammarion Camille, altro divulgatore scientifico, astronomo ed editore piuttosto noto ai suoi tempi, pubblicò Le stelle e le curiosità del cielo, tradotto e diffuso in Italia da Sonzogno nel 1904; una descrizione completa del cielo visibile ad occhio nudo e di tutti i corpi celesti facilmente osservabili. Da segnalare le ben curate spettrografie delle diverse stelle, nastri luminosi che si offrono come arcobaleni stilizzati. Si ricordi inoltre la sua preziosa Astronomia per signore, datata 1903, che ripercorre l’avventura poco nota delle pioniere delle stelle.

Spettri delle varie sorgenti luminose, solare e stellare

Fra gli autori contemporanei, in scia agli antichi trattatisti dediti al genere dei catasterismi, desidero menzionare Giulio Guidorizzi, illustre grecista negli atenei di Torino e Milano, studioso di mitologia e antropologia del mondo antico, autore di I miti delle stelle. Un vademecum per navigare i cieli seguendo le rotte delle “favole antiche” come già Leopardi le aveva cantate nei suoi cieli poetici.
 

*Illustrazioni tratte da “The World of Comets”

Libri et mirabilia

Luce viola a sviluppo regolare (sera) –
Oceano Atlantico meridionale, 2 dicembre 1884

Ottobre è iniziato con il più potente brillamento solare degli ultimi sette anni. Il flusso di raggi X rilasciato dall’evento – a quanto si dice il maggiore dell’intero ciclo solare – è molto più intenso di quello di metà maggio. Per trovare una tempesta più forte bisogna risalire ai primi di settembre del 2017, quando si verificò un flare di classe X 9.3 a fine ciclo. Il nuovo evento ha prodotto una nuova significativa emissione di massa coronale: gli effetti del flare solare sono stati avvertiti sulla terra dalle prime ore di venerdì 4 ottobre (a conferma delle proiezioni dei modelli statunitensi), mentre le particelle solari emesse durante la seconda eruzione hanno iniziato a interagire con l’atmosfera terrestre dalla serata di sabato 5 ottobre.

In condizioni favorevoli (componente magnetica Bz fortemente negativa e densità e velocità del vento solare elevate) si verificano le aurore boreali, puntualmente arrivate. Al di là delle spiegazioni tecniche siamo di fronte a un organismo cosmico, con le sue vibrazioni e i suoi maestosi sussulti. Per più che probabilistiche assonanze fisiologiche, gli eventi e gli incontri avvenuti mentre una simile energia ha bussato alle nostre porte saranno destinati ad avere una grande importanza nelle nostre vite.

Gli antichi, pur in assenza di strumenti sofisticati per la misurazione, erano osservatori profondi e riservavano un’attenzione speciale a questi fenomeni, anche attraverso i rituali della vita pubblica. Astronomia e astrologia erano non a caso due discipline contigue, di cui la seconda affatto associata ad aspetti di superstizione ma vera e propria scienza della sincronicità, dei moti paralleli, degli unisoni corporei e sentimentali, delle corrispondenze fra alto e basso, fra cielo e terra. Ciò che noi abbiamo categorizzato e separato, nel mondo antico – nel periodo arcaico in particolare – godeva di legami ben saldi e si travasava in unioni fisiche e metafisiche di straordinaria vitalità. L’idea stessa di prodigio era il frutto di tali risonanze, perciò meno astratta di quanto possa apparire al nostro rarefatto pragmatismo.

Dalle esplosioni solari e le tempeste geomagnetiche alle eruzioni, dallo spazio profondo alle nostre latitudini il passo è molto più breve di quanto si voglia pensare. Lo studio dei corpi celesti e dei fenomeni atmosferici e la volontà di documentarli del resto è parte delle curiosità umane di lungo corso. Un interesse che talora ha preso forma in volumi affascinanti dove la descrizione scientifica si è felicemente incontrata con l’arte figurativa.

Il 27 agosto 1883, su una piccola isola dell’Indonesia, si verificò l’eruzione del vulcano Krakatoa, culmine violento di uno degli eventi vulcanici più letali e distruttivi della storia, la cui esplosione fu udita fino a 3000 miglia di distanza. Oltre alla terribile devastazione (36.000 morti sono stati attribuiti all’eruzione), sono stati segnalati strani effetti ottici in tutto il mondo, conseguenza dell’enorme pennacchio di cenere e detriti espulso nell’alta atmosfera.

Stando a diverse testimonianze, per alcuni anni successivi all’eruzione, i cieli all’inizio e alla fine della giornata, quando il sole era più basso nel cielo, sono stati particolarmente colpiti, brillando di strani colori per anni dopo l’eruzione e affascinando e incuriosendo scienziati, scrittori e artisti. I tentativi di documentare e spiegare il fenomeno hanno spesso assunto la forma di uno sforzo interdisciplinare, in cui arte e scienza hanno lavorato in tandem. Un esempio è un libro tedesco pubblicato nel 1888 – Untersuchungen über Dämmerungserscheinungen: zur Erklärung der nach dem Krakatau-Ausbruch beobachteten atmosphärisch-optischen Störung, che si traduce approssimativamente come “Studi sui fenomeni crepuscolari: per spiegare il disturbo atmosferico-ottico osservato dopo l’eruzione di Krakatoa”. Mentre la maggior parte del libro è un’esplorazione attraverso il testo del fisico tedesco Johann Kiessling, le ultime pagine sono dedicate a una meravigliosa serie di cromolitografie da immagini acquerellate di Eduard Pechuël.

Pechuël-Loesche fu un naturalista tedesco, collezionista di piante e pittore di acquerelli che viaggiò molto, anche in Africa occidentale dove accompagnò Paul Güssfeldt nella spedizione di Loango del 1873-’76 e svolse un ruolo nella fondazione dello Stato del Congo. Sebbene la maggior parte delle immagini di Pechuël-Loesche nel libro citato risalgano agli anni successivi all’eruzione del Krakatoa, tre provengono in realtà dalla “Costa di Loango” (nell’odierna Repubblica del Congo), durante l’omonima spedizione.

Il testo di Johann Kiessling si è rivelato fondamentale per la comprensione di questi strani cieli post-eruzione, spiegando l’enigmatico fenomeno in termini di diffrazione della luce solare da parte delle particelle della nube di cenere. Cercando di replicare l’effetto attraverso la sperimentazione in laboratorio, Kiessling progettò e costruì una “camera a nebbia”. Un’invenzione che, insieme al successo dei suoi esperimenti, si rivelò fondamentale per lo sviluppo della camera a nubi di Charles Thomas Rees Wilson, utilizzata in fisica delle particelle per rilevare i percorsi delle particelle radioattive.

Vediamo dunque come un fenomeno naturale abbia determinato l’incontro di due belle menti, innescando e orientando a sua volta altre ricerche di sorprendente portata. Se questa non è una ritmica meravigliosa, se non è questa la poesia del mondo…

Nuvola d’irraggiamento con luce rossa durante il periodo di perturbazione (mezzogiorno) – Jena, 24 aprile 1884
Nubi d’ombra dopo il periodo di perturbazione (mezzogiorno) – Jena, 10 settembre 1887
Ombra terrestre e crepuscolo [cintura di Venere] con i raggi crepuscolari che convergono dopo il contrappunto del sole, estate 1884

Per approfondire si veda l’articolo Studies on Twilight Phenomena, after Krakatoa (1888) pubblicato su “The Public Domain Review